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Il carteggio Mussolini churcill e la vera entrata in guerra dell'Italia

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Fiamma nera
view post Posted on 9/12/2008, 22:02




Vi propongo questo post tratto dal mio blog, scusandomi subito perchè è eccessivamente lungo anche se è solo la parte finale dell'articolo originale di Maurizio Barozzi.
Ho inserito anche il link all'articolo originale per chi volesse leggerlo tutto, considerando che nella parte iniziale l'autore descrive granparte di tutte le prove e le testimonianze che supportano la sua tesi.
Vi chiedo di fare uno sforzo per leggere almeno questo, magari anche a più riprese perchè vi assicuro che è interessantissimo ed alla fine vi renderete conto che ne è valsa assolutamente la pena.
A fine lettura capirete molte cose e soprattutto perchè Mussolini entrò in guerra.

Il carteggio Mussolini-Churchill e la vera ragione dell'entrata in guerra dell'Italia
Etichette: TUTTA UN'ALTRA STORIA

Quella che vi presento è la parte finale di un lunghissimo, quanto interessantissimo, articolo di Maurizio Barozzi, vsibile per intero sul sito www.effedieffe.com, che indaga sul contenuto del fantomatico carteggio Mussolini-Churchill, dopo averlo ripulito delle grossolane, illogiche e superficiali congetture avanzate (e date per buone) dalla storiografia ufficiale. Ciò che resta dell'analisi approfondita di Barozzi sembra essere l'unica verità possibile sul suo misterioso contenuto: le vere ragioni che indussero l'Italia ad entrare in guerra (atto comunque inevitabile), ragioni che coinvolgono direttamente il premier inglese Winston Churchill e che smascherano il suo piano occulto di estendere il più possibile il conflitto ed evitare qualunque pace concordata con la Germania. Le motivazioni di questo criminale atteggiamento dell'Inghilterra le scoprirete leggendo. Una cosa è certa: ora si capisce perchè Mussolini vedesse in quel carteggio lo strumento ricattatorio che avrebbe permesso all'Asse, nella fase finale e negativa del conflitto, di addivenire ad una pace separata con gli Alleati e fare fronte comune contro l'URSS; e si capisce anche la frenesia da parte inglese di venire in possesso (durante gli ultimi giorni del Duce) di quei documenti (e le tante copie) cosi compromettenti per Churchill e la sua "perfida Albione"...


(link all'intero articolo)
-GLI SCOTTANTI CONTENUTI DEL CARTEGGIO MUSSOLINI-CHURCHILL-
... Winston Churchill. Precisiamo che, per la cronologia storica, è interessante notare che Sir Winston Leonard Spencer-Churchill (Woodstock, 30 novembre 1874 - Londra, 24 gennaio 1965), quando dopo il marzo 1939 era al culmine della popolarità (sostenuto dalle lobby che volevano imporre una guerra ad oltranza alla Germania) venne portato da Chamberlain nel governo e fatto entrare nel gabinetto di guerra (War Gabinet), nominandolo Primo Lord dell’Ammiragliato.
In effetti Churchill fino a quel momento era da tempo che non aveva più detenuto incarichi politici di un certo rilievo ed ancor più, negli anni precedenti, egli risultava alquanto screditato presso il suo stesso partito, i conservatori, che pur erano al potere.
Ma fu proprio verso quest’uomo che si focalizzarono e si appuntarono le strategie delle lobby occidentali risolute ad una guerra ad oltranza.
Esse trovarono in lui, evidentemente, quegli elementi idonei a strumentalizzarlo per i propri fini. Anzi, nella delicatezza della politica britannica, con vaste e forti realtà sicuramente avverse ad una nuova guerra contro i tedeschi, proprio le sue doti di cocciutaggine, ostinazione, impulsività e stravaganza, unite al fatto che da tempo aveva indossato la vesta di contestatore della politica di appeasement del governo, costituivano le condizioni favorevoli ad investire su di lui.
Forti pressioni, attuate dietro interessi trasversali, a cui Churchill non era insensibile, avrebbero inoltre consentito di condizionarlo nonostante il suo carattere da cane sciolto.
Dall’aprile del 1940, quindi a guerra in corso, Churchill presiedette il Comitato di Coordinamento militare che comprendeva i capi di Stato Maggiore.
In questa veste fu anche responsabile dell’insuccesso militare dell’intervento inglese abortito in Norvegia, ma nonostante questo infortunio, tanto erano forti le correnti che lo sostenevano e puntavano su di lui, che il suo prestigio venne scosso, ma non intaccato.
Il 10 maggio del 1940, infine, diventò Primo Ministro.
Tutto questo per sottolineare come, anche prima di diventare capo del governo, Churchill era in grado, se non di trattare, almeno di intercedere attraverso una diplomazia sotterranea con l’Italia, fin dallo scoppio della guerra (1-3 settembre 1939) e durante il periodo della nostra non belligeranza.
E’ ovvio però che possono costituire oggetto di trattativa concreta e forte compromissione, con implicazioni di portata internazionale, solo le eventuali proposte e soprattutto gli impegni da lui presi ed effettivamente sottoscritti dal momento in cui divenne premier.
Quindi, nella fattispecie, il problema di quando poterono iniziare eventuali scambi epistolari segreti con il nostro Paese è relativo, essendo evidente che rivestono una certa importanza solo le intese intercorse nel periodo della nostra entrata in guerra, mese di maggio - prima decade di giugno 1940 ed eventuali lettere successive con consigli, suggerimenti, proposte, ma ben difficilmente con intese sottoscritte.
In ogni caso è indubbio che Churchill ebbe in mano le leve di potere dell’impero britannico proprio in uno dei suoi momenti più difficili e delicati.

Giova solo ricordare:
• a maggio c’era stata Dunkerque con l’abbandono del vecchio continente da parte delle forze inglesi;
con la prima settimana di giugno 1940, mentre la Francia è oramai avviata verso la capitolazione, gli inglesi anche in Norvegia furono costretti a reimbarcarsi a seguito del fallimento delle loro operazioni militari;
l’8 giugno avviene, a largo di Narvik, il non indifferente affondamento della portaerei Glorius;
il 10 giugno entra in guerra l’Italia ponendo, nonostante le discrete intese tra le due nazioni a non intraprendere serie iniziative militari, il Mediterraneo e l’Africa sotto pressione ed in una delicata situazione (come, per altri versi, sotto pressione vanno anche il Medio e l’Estremo Oriente);
• a luglio, infine, si comincia a parlare e temere di una possibile invasione dell’isola britannica da parte dei tedeschi.
E’ chiaro che, in una situazione drammatica come questa, Churchill non si facesse di certo alcuno scrupolo ad intraprendere ogni più spregiudicata, ignobile e rischiosa operazione che tornasse utile alla salvezza dell’Inghilterra ed agli obiettivi strategici finalizzati al proseguimento della guerra ad ogni costo.
Altamente contraddittorie e variegate furono le voci che si levarono dal mondo della politica inglese in quel tragico maggio del 1940, presentando scollamenti rispetto alla volontà di proseguire la guerra ad oltranza.
Sembra comunque che con la drammatica riunione del gabinetto di guerra, tenuta nel pomeriggio del 28 maggio ‘40, Churchill riuscì definitivamente ad imporre la sua strategia che in quel momento prevedeva di separare i destini inglesi da quelli francesi e di rigettare ogni profferta di pace da parte tedesca.
E’ da quel momento in poi che Churchill ebbe mano libera per giocare le carte più spregiudicate della sua strategia bellica che prevedeva l’allargamento del conflitto con il coinvolgimento dell’Italia.
Come noto la storiografia ufficiale, in mancanza di attestazioni documentarie, tende ad essere scettica su eventuali intese e scambio di lettere segrete tra i due statisti.

Un parte di questa storiografia, sempre politicamente corretta, ma sostanzialmente falsa, ed una vasta schiera di ricercatori e critici storici, visto che orami non può più ignorare l’esistenza stessa e l’importanza di un certo carteggio compromettente tra Mussolini e Churchill, tende per lo più a sostenere, ed implicitamente a minimizzare, che questo carteggio potesse contenere:
a) delle favolose offerte, più che altro di natura geografica e territoriale, fatte da Churchill all’Italia e tutte a spese della Francia, in un momento di estrema crisi militare per gli inglesi, affinchè Mussolini tenesse il nostro Paese fuori dal conflitto, ed inoltre,
b) di un desiderio inglese di avere l’Italia in guerra, seppur come nemica, ma considerandola quale elemento moderatore rispetto ai tedeschi, ad un futuro tavolo di una fantomatica ed imminente pace.

Vediamo, dapprima, queste ipotesi separatamente.

1. Contenuti del carteggio secondo gli storici di regime: «Le favolose offerte fatte all’Italia a spese della Francia»
Che sia nel periodo precedente, ma soprattutto verso la fine della primavera del ‘40, trovandosi in gravi difficoltà militari Churchill, come lui stesso ebbe a dire «feci del mio meglio per tenere l’Italia fuori dal conflitto», è da tutti dato per acquisito e rientra nella logica delle cose e del resto le stesse comunicazioni ufficiali tra Italia e Inghilterra lo attestano.
Incoerentemente però, i negatori, specialmente di parte inglese di un carteggio segreto, a latere di questo invito, non ne traggono le dovuto conseguenze, ovvero il fatto che per rendere concreta la richiesta di continuare la nostra non belligeranza, il britannico avrà pur dovuto fare delle laute offerte visto che invece Mussolini, per gli interessi italiani, riteneva più opportuno e necessario, pur correndo dei rischi, lo scendere in campo.
Meno noto è però il fatto che questa richiesta di proseguire la nostra neutralità e le eventuali ricompense, fu eventualmente transitoria, di facciata e non è poi così storicamente importante, mentre ben altre e diverse richieste, come vedremo più avanti, ebbero ad essere avanzate, di lì a poco, da Churchill.
Ma andiamo per ordine ed analizziamo intanto la possibilità che il carteggio segreto possa contenere esclusivamente l’invito fatto all’Italia a tenersi fuori dalla guerra.
Secondo le interpretazioni più accreditate e sostenute da testimonianze di chi afferma di aver potuto sbirciare in quei documenti (in particolare Carissimi-Priori di Gonzaga), Churchill ad un certo punto avrebbe buttato a mare la Francia, quando ancora non si era arresa ed avrebbe addirittura offerto all’Italia l’intera Dalmazia e l’Istria, il possesso definitivo delle isole del Dodecaneso, la Tunisia, la Corsica, Nizza, e quant’altro pur di evitare questo tanto paventato intervento italiano.
Logico quindi, affermano i sostenitori di questa tesi, che a guerra finita non volesse far conoscere la natura delle proposte di baratto che poi, in definitiva, non si concretizzarono neppure, nonostante le favolose offerte, proprio in virtù del fatto che l’Italia scese, nonostante tutto, in guerra.
E’ difficile dare una risposta definitiva in merito all’esistenza di queste spropositate concessioni, anche se noi riteniamo che effettivamente ci siano state, ma per dirla subito fuori dai denti è evidente che in questo carteggio non potevano esserci principalmente e soltanto delle lettere con le quali Churchill offriva a Mussolini, affinché tenesse l’Italia fuori dal conflitto, favolose offerte di bottino a spese dell’alleato francese militarmente in ginocchio, ed inoltre bisogna risolvere il problema del quando effettivamente furono avanzate.
Cerchiamo di spiegarci.
Tanto per cominciare, non è credibile che Churchill possa aver concretamente avanzato offerte di questa natura e compensi di questo genere quando non era ancora entrato a far parte del Comitato di Coordinamento militare (ovvero prima di aprile 1940).
E’ vero che in quel periodo, per gli inglesi, poteva essere conveniente evitare una entrata in guerra dell’Italia, ma in effetti l’Inghilterra era pur convinta di una relativa resistenza del fronte francese e quindi delle possibilità di controffensiva militare non appena ne fossero maturate le condizioni.
In quella contingenza, tutto al più, si può parlare di generici e propagandistici inviti alla neutralità, da parte del governo di sua maestà britannica, all’Italia, che lasciano però il tempo che trovano.
E questo è anche attestato, in quel periodo, dall’atteggiamento di chiusura della diplomazia inglese nei confronti di quella italiana e dal comportamento aggressivo della marina britannica verso i nostri traffici mercantili: chi persegue effettivamente l’obiettivo essenziale di escludere l’Italia dalla guerra, si muove ed agisce diversamente!

Più credibile sarebbe invece sostenere che si sia potuto trattare tra Italia e Inghilterra su queste basi, nei primi giorni in cui Churchill divenne premier (inizi di maggio 1940), quando delineandosi il crollo della Francia la situazione si fece critica per gli inglesi e poteva quindi esserci una effettiva necessità a procrastinare la neutralità italiana.
Resta però il fatto che, sia nel primo caso che nell’altro (più probabile), è estremamente complicato credere alla finalizzazione di vere e proprie trattative con una posta di ricompensa così esagerata, e questo per il semplice motivo che, non vediamo come avrebbe poi potuto l’Italia, restando fuori dal conflitto, impinguarsi in quel modo a spese della Francia.
Non è pensabile infatti che l’Italia, per incassare quelle spropositate promesse, avesse dovuto aspettare e sperare in una vittoria (tra l’altro in quel momento ritenuta improbabile, dell’Inghilterra), né la Germania gli avrebbe consentito, in caso di una sua solitaria vittoria, di annettersi quei territori.
E’ noto che i tedeschi al momento delle trattative di pace con la Francia (che tra l’altro non videro quelle tremende imposizioni e spoliazioni che si temeva), attesero si, in segno di rispetto, che anche l’Italia fosse pronta per sedersi al tavolo dei negoziati, ma agirono risolutamente da freno verso le richieste italiane.
E questo sia per motivi di opportunità politica verso i francesi e sia perchè non ritenevano l’Italia degna di avanzare eccessive pretese dato il limitato apporto alla guerra.
Con la creazione del governo di Vichy e gli obblighi germanici ad esso correlati, i tedeschi rispettarono tutti gli accordi ed i trattati stipulati e non c’era quindi spazio per eventuali ed ulteriori rivendicazioni italiane verso la Francia e questo nonostante l’Italia fosse comunque scesa in guerra: figuriamoci se fosse rimasta fuori dal conflitto!
La faccenda, se la si osserva bene, avrebbe assunto i contorni del ridicolo perchè, in pratica, Mussolini a guerra conclusa avrebbe dovuto «affacciarsi» al tavolo delle trattative di pace con un discorso di questo genere: «Cari camerati germanici, mentre vi facciamo i complimenti per aver concluso vittoriosamente la guerra, noi italiani, che non abbiamo potuto aiutarvi per via di una intesa con i vostri nemici, siamo qui per intascare, senza aver mosso un dito, quanto dagli inglesi ci venne promesso e sottoscritto»!

Ogni ulteriore commento è superfluo.
E’ decisiva, inoltre, la constatazione che se anche il contenuto di queste offerte così poco gentili per la Francia, fatte per tenerci fuori dal conflitto, fosse venuto a conoscenza dell’opinione pubblica e della diplomazia internazionale, Churchill a guerra finita (e vinta!), anche se con una certa vergogna, si sarebbe difeso brillantemente adducendo la ragion di Stato ed il momento di pericolo che correva l’Inghilterra in quel periodo e che lo costringeva a gettare a mare la Francia per evitare l’intervento dell’Italia.
D’altronde poi, questo genere di accusa, avrebbe lasciato il tempo che trova in quanto, di fatto, non si era concretizzata alcuna cessione di territorio francese, né l’Italia si era astenuta dall’intervenire e Churchill stesso avrebbe anche potuto sostenere di aver fatto verso Mussolini niente più che un bluf firmando una cambiale che mai avrebbe onorato!
Non ebbe forse Churchill un atteggiamento cinico e spregiudicato anche ai primi di luglio del 1940, quando affondò la flotta francese a Mers-el-Kebir procurando quasi 1.300 morti e centinaia di feriti tra i suoi ex alleati?
E questo sia per impedire che potesse finire nelle mani tedesche (cosa molto improbabile visti gli accordi con il governo di Vichy e la carenza tedesca di una adeguata flotta intercettatrice), ma soprattutto per mandare un chiaro messaggio (all’interno del suo Paese ed alla Germania) di guerra ad oltranza, in risposta alle offerte di pace di Hitler.
E come si difese Churchill, nelle sue memorie, riportando questo ignobile gesto?

«Fu una decisione odiosa» - egli scrisse - «la più inumana, la più penosa che mi sia capitato di condividere. Ancora il giorno prima i francesi erano nostri carissimi alleati,… ma la nostra esistenza nazionale e la sopravvivenza della nostra causa erano in gioco».
Ebbene, rispetto a questi avvenimenti, come è possibile ipotizzare che delle proposte di offerte territoriali, a spese della Francia (forse addirittura consenziente), mai concretizzatisi, potevano costituire per lo statista inglese, causa di estrema preoccupazione?!
Ma oltretutto poi, lo ripetiamo ancora una volta, non si comprende come Mussolini ed il re, nonostante qualsiasi tipo di garanzia fosse stata fornita all’Italia e a meno che non fossero dei perfetti idioti, potevano fidarsi di un impegno del genere e di come potesse essere eventualmente onorato, visto che una vittoria dell’Inghilterra era in quel momento ritenuta improbabile e se pur si fosse verificata mai gli inglesi avrebbero pagato un tale prezzo, mentre nel caso di una pace o di una vittoria tedesca, sarebbe stato impossibile per l’Italia, senza aver combattuto, potersi impinguare a spese della Francia!
In ogni caso, e questa è una ulteriore osservazione decisiva, a cosa poteva servire una documentazione di questo genere a Mussolini, se essa pur attestando favolose offerte all’Italia a spese della Francia aveva, nonostante questo, spinto il duce ad entrare in guerra?
Questo, anzi, pur essendo un relativo screditamento per il britannico, era un aggravante per l’Italia ed un chiaro esempio di inettitudine di Mussolini!
Altro che materiale pregno di possibilità da giocarsi al tavolo della pace!
E’ talmente evidente che se il duce, per difendersi di fronte ad un ipotetico tribunale internazionale, avesse tirato fuori la sola offerta di Churchill di grosse promesse territoriali per star fuori dalla guerra, avrebbe peggiorato la sua situazione, non avrebbe recato alcun vantaggio alla propria nazione e tutto al più avrebbe gettato un certo discredito sul premier inglese, il quale, come abbiamo appena visto, si sarebbe difeso con una certa facilità!

Quindi in quel famigerato carteggio c’era ben altro che delle sia pur onerose offerte di bottino per star fuori dalla guerra!
Ed infine, siamo logici: se per esempio l’attestazione di Carissimi-Priori fosse tutta lì, ovvero che egli lesse e fece tradurre le famose 62 lettere o fogli con la corrispondenza Mussolini/Churchill, ed in esse riscontrò unicamente offerte a spese della Francia, fatte all’Italia per rimanere neutrale (ed oltretutto aggiunse il Carissimi: «la rilevanza della partita a spese della Francia, dimostra che Churchill garantiva personalmente per l’atteggiamento favorevole di Parigi»), è già esagerato constatare che per riavere questo genere di carteggio, non eccessivamente compromettente, Churchill si sia dannato l’anima, ma è totalmente assurdo che una sua copia fotografica sia stata nascosta, anche dopo i fatidici 50 anni, agli storici!
Non vi era alcuna necessità politica e neppure storica nell’impedire con tanto accanimento che l’opinione pubblica, dopo tanti anni, potesse prendere atto di fatti e circostanze comunque già supposte ed ipotizzate da tanti storici.
Mussolini, non a caso, nei suoi ultimi tempi assegnò una grande importanza ai documenti in suo possesso e, come abbiamo visto dalle intercettazioni fatte dai tedesche, gli uomini del suo entourage che ne erano al corrente e con i quali ne parlava spesso mostravano chiaramente di condividere questa importanza.
Inoltre cercava di fare in modo di metterli al sicuro, li fotocopiava ed esplicitamente, affermava che quelle carte attestavano le «vere ragioni per le quali l’Italia è entrata in guerra» quindi - si badi bene - non del perché non è entrata in guerra!

2. Contenuti del carteggio secondo gli «storici di regime»: «L’Italia in guerra per averla al tavolo della pace»
E’ questa un altra interpretazione, a fronte di svariate testimonianze in merito, che ammette la possibilità che Churchill possa avere, all’ultimo momento e perso per perso, invitato l’Italia a scendere in guerra (sia pure come nemica) per poter usufruire di un suo servigio moderatore, nei confronti dei tedeschi, al tavolo di una pace che si pensava imminente.
Alcuni aggiungono a questo invito fatto all’Italia anche le offerte di bottino a spese della Francia, altri no.
In ogni caso, in qualche modo, ci stiamo avvicinando alla verità su quanto effettivamente accadde, anche se ne siamo ancora lontani ed inoltre si nota evidente, l’intento di certi storici, di voler attenuare le responsabilità del britannico che avrebbe agito in funzione di un ipotetico tavolo della pace.
Cominciamo con il dire di non credere assolutamente, nonostante lo possa aver espresso nelle sue lettere a Mussolini, che Churchill potesse essere veramente interessato ad avere la presenza moderatrice dell’Italia ad un futuro tavolo della pace.
Soltanto degli storici in malafede possono fingere di crederlo.
Certamente, in un dato momento bellico, per i motivi che adesso vedremo, Churchill poteva essere effettivamente interessato al coinvolgimento dell’Italia nel conflitto, sia pure come nemica, ma non certo come futuro elemento moderatore ad un inesistente e mai voluto tavolo di pace!
Partiamo intanto dal presupposto, ampiamente accertato, che Churchill non pensava minimante di addivenire a nessun tipo di tregua bellica (che, tra l’altro, avrebbe potuto ottenere in qualsiasi momento da Hitler e ad ottime condizioni!), anzi lui e le forze che lo sottointendevano e che avevano operato per scatenare la guerra contro la Germania, operavano adesso per un allargamento del conflitto in virtù della preparazione dell’intervento americano (ancora lontano) e con il presupposto implicito di annullare qualsiasi tendenza che si potesse manifestare, a causa della crisi militare, all’interno della nazione e favorevole ad un armistizio o ad una pace.
La ferma strategia di queste lobby, operanti sia a Londra che a Washington, era la prosecuzione irriducibile della guerra fino alla sconfitta totale della Germania, altro che tavolo della pace!
L’occasione tanto attesa e che Hitler gli aveva offerto attaccando comunque la Polonia aveva messo in moto un meccanismo che doveva arrivare al suo sbocco finale: la distruzione totale della Germania, l’eliminazione di ogni forma di fascismo o anche di semplice entità nazionalpopolare e la divisione dell’Europa in sfere d’influenza.
Tutta l’azione di governo di Churchill e tutte le sue manovre militari di quel periodo attestano con evidenza questa volontà (del resto neppure negata dallo stesso primo ministro inglese).
E’ certo anche che, nel caso improbabile di una invasione dell’isola, il governo inglese si sarebbe trasferito nel Commonwealth (probabilmente nel Canada) e da lì avrebbe continuato la guerra ad oltranza con il sostegno degli USA.
La sincerità di questa presunta richiesta di Churchill, ovvero desiderare un Italia nemica, ma moderata al tavolo della pace è, alla luce delle evidenze storiche, completamente campata in aria, e tuttalpiù può essere stata inserita dall’inglese in malafede, per giustificare la sua richiesta.
Oltretutto ad un eventuale tavolo della pace, il ruolo moderatore sarebbe stato proprio quello della Germania, che tutto sommato non aveva soverchie richieste rispetto alle posizioni anglo francesi (essendo le sue mire strategiche e geopolitiche rivolte ad Est) e non quello dell’Italia che invece aveva tutti i suoi interessi in collisione proprio con gli anglo francesi!

Tiriamo le conclusioni

Tirando quindi le conclusioni, in base a quanto su esposto, possiamo intanto stabilire alcuni punti fermi circa il contenuto e l’importanza veramente determinante per gli interessi italiani
(e compromettente per Churchill) di questo carteggio.
1. Eventuali favolose offerte fatte all’Italia e a spese della Francia unicamente perchè si tenesse fuori dal conflitto, messe nero su bianco in termini concreti (quindi non come generiche promesse), sono limitate ad un momento transitorio; sono inoltre in contraddizione con la loro effettiva esecutività (l’Italia mai avrebbe potuto incassarle) e con la strategia di allargamento della guerra a cui Churchill si attenne con irresoluta fermezza.
In ogni caso trattative di questo tipo, oltretutto non concretizzatesi, non avrebbero costituito un grave elemento compromettente per Churchill e sarebbero state addirittura un elemento negativo per Mussolini che invece era poi sceso in guerra.
Crediamo quindi di non di sbagliare se per un determinato periodo possono assumere una certa credibilità unicamente gli scambi epistolari e gli appelli ufficiali, dal carattere propagandistico, fatti all’Italia per restare fuori della guerra e che lasciano ovviamente il tempo che trovano.
2. Viceversa queste offerte assumono un carattere completamente diverso (e potrebbero anche essere incassabili dall’Italia) se vengono viste, al momento della nostra entrata in guerra, come ulteriore allettamento all’Italia invitata non a rimanere neutrale, ma a scendere in campo seppur come nemica, concordando anche una «intesa» per non farsi subito male.
E questo in virtù di una occulta e spregiudicata strategia di Churchill finalizzata ad allargare e complicare il conflitto visto che, comunque, era logico che l’Italia sarebbe sicuramente scesa in guerra.
Solo in questo caso (ricompense per aderire all’invito ad entrare in guerra, tra l’altro verificatosi con l’effettivo intervento italiano) le lettere del carteggio sarebbero state dirompenti per gli equilibri internazionali e per una revisione storica.
3. Considerando infine il fantomatico desiderio inglese di avere l’Italia in guerra, per averla poi, come elemento moderatore, al tavolo di una millantata e imminente pace (pace tra l’altro non prevista, né assolutamente voluta dall’Inghilterra), possono considerarsi solo come una malafede di Churchill, eventualmente avanzata al solo fine di «condire» e giustificare in qualche modo le sue proposte.

Il vero contenuto del carteggio: «L’invito fatto all’Italia a scendere in guerra!»

Ed eccoci finalmente arrivati a quelli che possono essere i veri contenuti del carteggio.
Mentre le due precedenti eventualità, che alcuni storici di regime sono al massimo disposti ad ammettere, ovvero le offerte di bottino a spese della Francia, fatte affinchè l’Italia non entrasse in guerra e viceversa l’invito di Churchill di farla entrare all’ultimo momento in guerra per averla ad un ipotetico tavolo della pace quale elemento moderatore, non stanno né in cielo né in terra, se poste nei termini come vengono descritte da questi pseudo storici, può assumere invece ben altro significato un invito fatto all’Italia, proprio negli ultimi suoi giorni prebellici e magari aggiungendoci le offerte territoriali a spese della Francia, affinchè entrasse in guerra ed attaccasse la Francia stessa, purché questo invito venga visto in una diversa ottica.

Alcuni spezzoni di testimonianze

Alberto Botta, il fratello di Ercole Botta, comandante del distaccamento Borsi della 52a Brigata Garibaldi, affermò che il fratello gli disse che le borse di Mussolini sequestrate a Dongo riguardavano un carteggio tra Mussolini e Churchill.
In alcune carte ci sarebbe stato un invito di Churchill a Mussolini di attaccare la Francia.
Dino Campini, ex segretario particolare del ministro dell’Educazione Nazionale della RSI Carlo Alberto Biggini (che ebbe da Mussolini parte del carteggio per elaborarne una memoria storica) riferì che una lettera del carteggio poteva interpretarsi come un invito all’Italia a scendere in guerra a lato della Germania prima che iniziassero le trattative di pace per le quali l’Inghilterra avrebbe gradito l’appoggio di Mussolini filo inglese più che filo tedesco.
Lo stesso Campini, in altra occasione, ebbe argutamente ad osservare: «Se i fatti consentono interpretazioni, se è valida la catena delle cause e degli effetti, si deve ammettere che l’Italia cominciò la guerra non per farla, ma soltanto per inserirsi in un gioco politico» (vedi Dino Campini, «Piazzale Loreto», Il Conciliatore, 1972).
Pino Romualdi, al tempo vicesegretario del Partito Fascista Repubblicano, ricordò nel 1954 questo aneddoto: «Ero a conoscenza dell’esistenza di un carteggio intercorso tra Mussolini e Churchill fin dall’inizio del 1945 per esserne stato informato da Mussolini stesso... Il vero carteggio invece, quello a cui Mussolini attribuiva il potere di giustificare la condotta della nazione italiana, era di tenore molto diverso. In esso infatti, lo so personalmente, .... sarebbe risultato che l’entrata in guerra dell’Italia avvenne con un larvato consenso inglese...».
Donna Rachele, scrisse in «Mussolini privato», Rusconi, 1979, la seguente testimonianza: «So, perchè me lo disse più volte, che il Duce tenne una corrispondenza segreta con Churchill prima e durante la guerra. Ricordo anche che un giorno, verso il 1943, mi assicurò che avrebbe atteso a piè fermo l’arrivo degli Alleati qualora fossero stati vincitori. Mi disse: ‘Ho abbastanza documenti per provare che hanno spinto l’Italia ad entrare in guerra. Anche quando è cominciata ho cercato di salvare la pace. Ho le prove: nero su bianco’».
In ogni caso, per comprendere bene tutta questa complicata situazione, bisogna considerare attentamente la posizione strategica in cui veniva a trovarsi l’Italia nella tarda primavera del 1940.

L’inevitabilità dell’intervento italiano

Se nel maggio/giugno 1940, come si poteva ipotizzare, gli inglesi avessero accolto le generose offerte di pace dei tedeschi e fossero addivenuti ad un accordo globale e di ampio respiro con la Germania, l’Italia, rimasta estranea al conflitto, sarebbe stata relegata ad un ruolo subordinato in Europa.
Di conseguenza il suo ridimensionamento non gli avrebbe consentito di mantenere e sviluppare l’impero appena consolidato nella lontana e scollegata Africa Orientale.
Se viceversa proseguendo il corso della guerra avesse vinto la Germania, come altrettanto in quel momento si pensava, nell’assetto futuro dell’Europa, che i tedeschi pur avrebbero dovuto stabilire dopo la vittoria, il nostro Paese avrebbe ugualmente vanificato tutti i suoi sacrifici per assurgere a livello di piccola, ma importante potenza.
Sia nel primo caso che nell’altro, infatti, i tedeschi, non avrebbero avuto alcun interesse ad appoggiare le nostre ragioni (che oltretutto, addirittura, avrebbero potuto, anche in questo caso, essere sacrificate nell’ambito del trattato di pace) e la successiva dinamica dei rapporti internazionali in Europa non ci sarebbe stata, in prospettiva, di certo favorevole.
Se poi avesse vinto l’Inghilterra sarebbe stata la fine sicura dell’Italia e del fascismo perchè le democrazie occidentali non avrebbero potuto tollerare all’infinito l’ideologia e la politica del fascismo e la presenza militare italiana nel Mediterraneo ed in Africa.
Ma ancor più gravi sarebbero stati i rischi per il nostro Paese nel caso di un proseguimento e quindi di un probabile estendersi del conflitto che, data la posizione geografica dell’Italia, ci avrebbe esposto ad un attacco proditorio da qualsiasi parte.
L’Italia quindi non avrebbe potuto mantenere le sue posizioni ed il suo assetto di regime a tempo indefinito e senza una guerra!
Tutto questo Churchill lo sapeva bene.
L’evoluzione dei rapporti tra Mussolini e Churchill, come giustamente osserva Fabio Andriola nel suo libro citato, va comunque vista per tappe e per differenti momenti temporali, laddove le situazioni, le necessità e le strategie andavano a cambiare in pochissimi giorni.
In questo delicato contesto, quindi, è probabile che Churchill, dopo aver per un certo tempo brigato, con offerte varie, per tenere l’Italia fuori dal conflitto e considerata poi, nel precipitare degli eventi bellici, l’inevitabile necessità italiana di dover prima o poi scendere comunque in campo, spronò, all’ultimo momento (primi di giugno 1940) l’Italia ad entrare guerra, assicurando l’intento inglese ad una pace imminente.
Egli aveva invece il nascosto scopo di estendere il conflitto, trattando magari una intesa con gli italiani a non farsi militarmente troppo male in questa fase transitoria verso la millantata pace (ed infatti, subito dopo l’entrata in guerra dell’Italia non ci furono importanti iniziative belliche!).
Torna allora plausibile che, per di più, Churchill vi abbia aggiunto le promesse di un ricco bottino territoriale a spese della Francia, che con la partecipazione alla guerra dell’Italia, teoricamente erano credibili e potevano forse divenire di effettiva esigibilità in un futuro accordo di pace e con il consenso inglese.
E’ anche implicito che il britannico abbia motivato, ovviamente in malafede, questo invito a scendere in guerra con il desiderio di avere l’Italia al tavolo della pace.
In quel momento, infatti, Churchill aveva tutto l’interesse ad una complicazione bellica, seppur rischiosa, perché in tal modo, nonostante la crisi militare, si sarebbe cementata la coalizione antifascista e chiusa la porta ad ogni compromesso.
Questo, sempre ben inteso, che si potesse, al contempo, evitare un impiego a tutto campo delle Forze Armate italiane, in particolare della marina, attraverso una intesa sottobanco e facendo credere che anche l’Inghilterra fosse sul punto di voler chiudere il conflitto, altrimenti l’Italia difficilmente vi avrebbe aderito.
Ripetiamo: Churchill, essendo comunque l’entrata in guerra dell’Italia non evitabile, con pochi rischi, vista l’impreparazione militare del nostro Paese, il controllo indiretto esercitato in tutto il territorio italiano ed in tutti i settori militari, attraverso innumerevoli collusioni massoniche e la vasta rete di simpatie anglofile, e contando soprattutto sull’intesa a non farsi subito male così conseguita, poteva, in quel momento di crisi per l’Inghilterra, allargare il conflitto come desiderava, creare complicazioni politiche e militari e renderlo effettivamente irreversibile in attesa dell’intervento americano.

Era questa, per il britannico, una strategia logica, naturale e neppure troppo complicata visto che era evidente che Churchill aveva una impellente necessità sia di allargare il conflitto e sia di renderlo irreversibile, proprio per evitare che, all’interno della nazione e sotto l’onda delle sconfitte subìte in quel periodo, prendessero corpo e consistenza quelle forze che potevano operare verso una soluzione di compromesso con la Germania.
Non a caso l’Inghilterra fu la prima ad intraprendere i bombardamenti terroristici su obiettivi civili nelle grandi città ed è noto come Churchill si augurasse, con il suo entourage, che ugualmente facessero i tedeschi!
Ma oltretutto limitava con questa «intesa», in un momento di crisi militare della Gran Bretagna ed essendo comunque inevitabile l’intervento italiano in guerra, un immediato impegno bellico italiano di ampia portata.
Come poi abbiamo visto, quando Mussolini si rese conto della patacca inglese (forse già a luglio del 1940) e tentò disperatamente di spronare i nostri Stati Maggiori almeno a qualche azione militare più impegnativa (i cui piani operativi erano da tempo già previsti, in Africa soprattutto), trovò davanti a sé un ostruzionismo diffuso ed un boicottaggio evidente.
Importanti settori politici, istituzionali e militari, nonché alcuni vertici del regime fascista, anche quando ignari di eventuali accordi segreti, avevano infatti intuito e gradito quelle intese, concependole unicamente come un desiderio ed una volontà di non fare la guerra agli inglesi!
Di entrare in guerra senza combattere, visto che oltretutto la pace era imminente.
Tanto che neppure avevano dato seguito alla volontà di Mussolini che, nonostante eventuali intese segrete, richiedeva, dal momento dell’entrata in guerra, almeno una certa iniziativa militare di rilievo da parte della nostra Marina.

Una ignobile trappola di tipico stampo inglese

Era una vera e propria trappola per il nostro Paese, altro che desiderare di avere l’Italia ad un fantomatico tavolo della pace!
Di lì a pochi mesi, infatti, superato il momento di crisi, Churchill non mantenne (ed oltretutto neppure avrebbe potuto mantenere) i patti e scatenò tutto il suo apparato militare contro l’Italia, manifestando al contempo e in ogni modo alla Germania ed al mondo intero, la sua volontà di proseguire la lotta con irriducibile accanimento.
Ovviamente per l’Italia, dato il suo stato di impreparazione militare e debolezza economica, era estremamente conveniente entrare in guerra con questo genere di «accordo», e Mussolini non poteva esimersi dal tenerne conto, tanto più che, sbagliando, credeva veramente imminente la pace, ma questo solo a patto che Churchill avesse giocato pulito.
Oggi sappiamo invece che Churchill era in malafede ed abbindolò probabilmente Mussolini, non tanto con la scusa della richiesta di un suo eventuale appoggio nelle imminenti trattative di pace o con la promessa di grosse ricompense, ma più che altro con l’assicurazione che il conflitto si sarebbe in poco tempo concluso, che nel frattempo non era opportuno per nessuno avere uno scontro militare serio ed era inoltre vantaggio reciproco sedersi tutti ad un tavolo di trattative.
Invece realizzati i suoi scopi lasciò il nostro Paese nel baratro della guerra!
La richiesta di Churchill all’Italia per invitarla ad entrare in guerra, fatta con i presupposti appena spiegati, è molto più di una ipotesi, oltre ad essere attestata, come abbiamo visto, da tutto l’incomprensibile sviluppo bellico anglo - italiano, assolutamente privo di scontri di una certa portata, di quell’inizio estate del 1940.
Ma essa giustifica persino l’entusiastica adesione alla guerra da parte dell’ambiguo ed opportunista Vittorio Emanuele III, che pur aveva, proprio a Londra, ingenti interessi finanziari.
Ecco perchè Mussolini annetteva estrema importanza durante la RSI, e lo garantiva anche ad Hitler, per una eventuale trattativa con le nazioni vincitrici, allo scambio di corrispondenza avuto con Churchill al momento dell’entrata in guerra dell’Italia!
Ed ecco perchè l’inglese fece carte false, scatenò tutti i suoi servizi segreti e pagò ingenti somme per riavere indietro le sue lettere.
Infatti, una volta venuta fuori questa verità, sarebbe stato estremamente difficile o comunque impopolare addossare all’Italia una responsabilità nella guerra ed imporgli delle pesanti clausole di pace, visto che lo stesso Churchill ne aveva chiesto l’intervento e che l’Italia poi aveva rispettato questi patti senza intraprendere serie iniziative belliche nei primi mesi di guerra.
Ma oltretutto si sarebbe reso, già da allora evidente, il gioco degli occidentali che avevano programmato ed intrapreso una guerra di distruzione contro l’Europa!

Maurizio Barozzi
 
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